Dalla palude al mare aperto per scoprire per quale gioco vale la pena

Ho atteso il 24 Settembre come si attende un compleanno importante, una partenza, una festa e ho sentito che, come sempre, nelle pagine di Chiara Gamberale avrei trovato le mie risposte o per lo meno mi sarei trovata con nuove domande, che non è poco.
Ho atteso il 24 Settembre per acquistare il nuovo romanzo in libreria ma è arrivato come regalo di mia sorella, lei che mi conosce così bene da capirne il valore prezioso perchè Chiara Gamberale è l’autrice che sento più vicina all’anima e i suoi libri hanno una mensola dedicata, li riprendo in base alla stagione che mi abita dentro.
Per questo nuovo sentiero di parole ho deciso di portare con me un nuovo zaino quello della lentezza, del tempo, della pazienza e, contrariamente a come accade, mi sono imposta di fermarmi ad ogni capitolo, lasciar sedimentare, far durare il romanzo, spalmarlo, allungarlo come DAS in un laboratorio di un asilo delle emozioni.
Ho lasciato scorrere in me le vicende di ogni stella polare, un passo alla volta, un capitolo alla volta, per ogni domanda posta e registrata dalla protagonista.
“E tu? Tu come hai fatto? A tenere insieme quello che ti fa splendere e quello che ti consuma, a scegliere, a puntare tutto su un solo momento, su quell’incontro? Come fai giorno dopo giorno, a rimanere fedele alla tua scelta, a lasciare un po’ di spazio per lo sperpero senza però permettergli di svuotare tutto di significato? Dove la metti la rabbia che avevi, dove le metti le voglie, come lo nascondi il terrore di invecchiare e la preghiera che, se deve succedere, che succeda subito senza obbligarti prima a prendere delle decisioni?
E’ lei, è Chiara Gamberale con il suo stile inconfondibile, capace di invertire dolcemente ogni canonica prospettiva, qualsiasi automatismo del sentire.
E’ lei con le sue “quisquilie” non da noiosa, filosofa intellettuale improvvisata ma da immensa scrutatrice delle relazioni che si lascia attraversare con umiltà dai moti interiori suoi, degli altri e che con vigore e spudorata destrezza le conduce in fila sulle pagine.
“Scriverò nell’ennesimo libro che straborda di quisquilie”
L’ultimo capolavoro edito da Einaudi stordisce, disorienta perchè afferma una grande verità, cerchiamo tutti ancoraggi ma nell’amore c’è solo il nostro personale approdo, c’è la scelta, il cogliere a volte attraverso il battello delle riflessioni, a volte con l’improvviso bagliore di un film che quella persona lì è proprio quella “con cui avremmo giocato al parco giochi”.
“I Bambini lo sanno con chi possono giocare e a cosa e con chi non possono farlo”
“Mi sono convinta che l’amore abbia a che fare con due bambini che a un parco, se si fossero incontrati, avrebbero giocato insieme”
In questo momento introspettivo e creativo in cui scrivo molto, e ciò vuol dire che sono felice di farlo ma che sto respirando sofferenza e sto camminando nei luoghi dove dimorano irruenti stati in travaglio, Chiara è stata una grande compagna.
Quel dorso giallo sempre in vista nella borsa continua a segnalarmi che le pagine sono dono e salvezza quando il “quartiere triste” fuori o dentro si prende tutto.
“Ma comunque venire a patti con i quartieri tristi che, se non spuntano attorno, spunteranno dentro di noi”
“ed essere dipendenti dagli amici della mansarda, dai cinema, e i teatri e le mostre, tutto quello che fa da marito e da moglie”
Grazie sempre Chiara, per aver messo a disposizione, donato le sensazioni dei tuoi pensieri e del tuo mondo per le pagine, per ogni lettore.
Grazie per aver dato importanza a quella “vocina” in cui ho sempre creduto molto.
Grazie per le verità nella verità.
“Si tratta di sapere qual è il gioco al parco che ci piace fare. Proteggerlo.”
Grazie Chiara perché sai rendere semplice un pensiero complesso, sentimenti ingarbugliati. Nella metafora del parco c’è il senso di tutta una vita impegnata dentro e fuori di sè, nel dar valore a quell’unico gioco a cui non sappiamo rinunciare che è la nostra passione, il nostro hobby, in nostro principale interesse e ci rappresenta e dar valore a quel bambino/a, quella persona con cui avremmo probabilmente interagito.

In questo Dicembre, con questa recensione suggerisco “Dimmi di te” come dono sotto l’albero per chi si sta dimenando alla ricerca di sè, di sè con l’altro, di sè con se stesso a distanza di tempo.