Minerva in fiamme

Recensione di un giallo che è molto più di un giallo

In questo caldo e faticoso Luglio, rinvigorita dalla piacevole brezza dell’aria condizionata Susanna Raule mi rapisce e mi conduce tra le vie di Genova insieme alla sua Minerva, in fiamme come me.
Strano per me tenere fra le mani un giallo, un giallo Mondadori, casa editrice che ha dato avvio alla denominazione di questo genere. Solitamente saggi e romanzi sono le mie scelte elettive ma partecipare alla presentazione di questo libro e l’identificazione immediata con alcune caratteristiche della protagonista mi hanno spinto subito ad acquistarlo. E ho fatto proprio bene, aggiungerei.
Diversi aspetti mi hanno colpito di questo testo così particolare. L’ironia è l’ingrediente che ha reso ancor più piacevole questa lettura e che ha sfumato le linee di confine con la trama delittuosa e con le fatiche condivise con Minerva, la quale commenta con divertenti similitudini e immagini avvincenti quel cedimento che crea l’incontro fatale della sclerosi multipla con la calura estiva della città.


“Il caldo l’aveva quasi fatta fuori. Strascicava i piedi e avrebbe dovuto sedersi almeno da una cinquantina di metri. Aveva l’impressione che il sole le ustionasse la pelle come se fosse un vampiro. A ogni passo doveva letteralmente ordinare ai suoi piedi di alzarsi”


“Un lunedì di inizio Giugno, Minerva Blanc si svegliò con la gamba destra in fiamme dal ginocchio in giù e la sensazione che a quella stessa parte avessero chissà perché parto l’anestesia. Come le due sensazioni potessero convivere era un mistero. Un’altra persona si sarebbe forse allarmata o avrebbe cercato una spiegazione innocua per l’intorpidimento o il bruciore, ma Minerva si limitò a scendere dal letto e a scuotere la gamba come un cane”


Spiegazioni psicologiche sagaci, considerazioni di rabbia sulla formazione post lauream, descrizione dei servizi e delle dinamiche interne di ragazzi e colleghi. Susanna Raule cita quel meraviglioso strumento del “sentire di pancia” che noi psicologi affiniamo attraverso l’analisi personale, lo studio e che orienta come bussola, poi le teorie ci fanno da vele.


“L’inizio della vita professionale di psicologi e psicoterapeuti si svolgeva all’insegna dell’abuso. Prima della laurea eri obbligato a svolgere un tot di ore di tirocinio gratuito presso un ente convenzionato. Dopo la laurea e prima dell’esame di stato, un altro tot. Se sopravvivevi fino alla scuola di specializzazione- e se avevi i soldi per pagartela- ti aspettava dell’altro tirocinio gratuito. E non si trattava di poche ore, a titolo simbolico, erano blocchi da centinaia di ore. La stessa cosa era prevista anche per i medici, loro però venivano pagati. Gli psicologi si lamentavano da anni di questa disparità di trattamento, era chiaro, ma erano psicologi: protestavano con pacate e ragionevoli lettere al governo, senza avere in mano nessuna leve che la società percepisse come tale. Se tutti gli psicologi avessero iniziato a scioperare in blocco, infatti, che cosa sarebbe successo?”
Se da un lato giusto perché abbiamo a che fare con la delicata salute mentale degli esseri umani, dall’altro appare ingiusto sentire la mole di impegno e fatica non corrispondere a retribuzioni e percorsi simili e affini. Se da un lato è giusto perché bisogna affinare quel sentire, dall’altro è ingiusto sapere che tutto non equivale a un benessere economico successivo.


Ci sono fra le pagine descrizioni di luoghi, passioni e routinarie conversazioni che rendono tutto così reale. Ci sono considerazioni profonde tra avvenimenti quotidiani che emergono senza sforzo e senza presunzione. Ci sono vite che si intrecciano, vite fragili, vite resilienti, vite vive, vite sul ciglio della disperazione. C’è Minerva che respira con noi ad ogni parola e arranca ma riesce a essere lei nonostante lo “zampino di maiale” e i pit stop di acqua ghiacciata e cortisone.


Ho camminato con il libro tra le mani, mi sono addormentata e ho fatto colazione con i personaggi di questa storia. Susanna Raule è riuscita a fare quello che tutti gli scrittori sperano: trasportare completamente il lettore nel mondo disegnato con le parole. Susanna Raule è riuscita a farmi provare quella sensazione di voler continuare a leggere, finire il racconto ma allo stesso tempo non voler giungere alla conclusione.
La ringrazio anche per avermi fatto comprendere ancor di più alcuni sintomi comuni, invisibili e ingombranti, per avermi fatto sentire la vita di Minerva procedere nonostante la malattia, con la malattia. La ringrazio per aver inserito la storia di amore, impegno e passione che non si arresta con la malattia. La ringrazio per aver fatto, quel che ha sentito di fare, come provo a fare anche io nel mio piccolo cioè… scrivere.

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